Diario ragionato della pandemia

ovvero

Fahrenheit 2021

La denuncia del sito “Age of Autism”.

La denuncia del sito “Age of Autism” sulle dosi letali di idrossiclorochina (HCQ) usate negli studi “Recovery” e “Solidarity” sostenuti dall’OMS.
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Come l’analisi sullo studio “Recovery” coordinata dal professor Didier Raoult, anche quella del sito americano “Age of Autism” (pubblicata in Italia da “La Voce delle Voci”) attira l’attenzione sulle dosi eccessive di HCQ adottate in entrambi gli studi promossi e coordinati dall’OMS. Sia in “Recovery” che in “Soldarity”, infatti, secondo il sito americano dedicato alla salvaguardia e alla salute dei bambini, vengono usati dosaggi di cui non c’è traccia nella letteratura’a scientifica: che non rientrano, cioè, fra quelli definibili “dosaggi terapeutici”. Detto con un esempio: se l’aspirina è efficace nella dose giusta, ma inefficace e pericolosa ingerita in intere confezioni, così l’HCQ può essere letale nelle dosi in cui è stata somministrata in tali studi.



L’analisi di Science sul modo in cui sono condotti gli studi

L’analisi di Science sul modo in cui sono condotti gli studi.
Scarica il documento (anche sotto il link https://doi.org/10.1016/j.nmni.2020.100709)
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Si tratta, come specificano gli autori, di una meta-analisi sugli effetti dell’idrossoclorochina (HCQ) ​su 105.040 pazienti in 9 paesi distinguendo tra due tipi di studi: gli “studi big data”, condotti su cartelle cliniche elettroniche da specialisti della sanità pubblica ed epidemiologi che non hanno curato direttamente i pazienti e si basano, perciò, su dati virtuali (in quanto estrapolazione di numeri); gli “studi clinici” basati su dati reali che menzionano i dettagli dei trattamenti (dosaggio, durata, controindicazioni, monitoraggio) raccolti in prima persona dai medici (specialisti di malattie infettive, di medicina interna, pneumologi) che si sono presi cura in prima persona dei loro pazienti. I risultati di questa meta-analisi lasciano sconcertati gli stessi autori: perché mentre tutti gli studi basati su dati virtuali definiscono inefficace l’HCQ, al contrario gli “studi clinici” basati su dati reali la definiscono efficace. Lo studio di Science, dopo avere analizzato una serie di parametri per capire il perché di due verdetti così contrastanti, alla fine dimostra che tra i big data che bocciano idrossiclorochina e i medici che la promuovono, hanno ragione i medici. E non solo sul piano clinico, come rivela l’inquietante interrogativo sollevato da questi studi non solo sulla pandemia, ma sul futuro della nostra società.